Limerence: ossessioni e amore nero nel nuovo video di Erio

Il 20 aprile uscirà Inesse, il nuovo album di Erio, che segue di tre anni l’esordio con Für El.
Ad anticiparlo è il singolo Limerence.
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Nel video – diretto da Gabriele Paoli e girato ai Blundell Street Studios di Londra- Erio canta circondato da donne e uomini che a turno interpretano il romanticismo e l’ossessione espressi nella canzone in una serie di scene sensuali e a volte inquietanti. Ogni trama mostra un lato differente dell’angoscia e paranoia causata dall’amore ossessivo, rappresentato da un liquido nero che sporca i personaggi.

Diplo: il 23 marzo esce l’EP California

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Anticipandolo con i singoli Look Back, Get It Right e ora Worry No More, che vede la partecipazione di DRAM, Diplo ha annunciato l’uscita del suo nuovo EP, California, disponibile dal 23 marzo.
Numerosi gli ospiti coinvolti, molti provenienti dal mondo del rap, come il già citato DRAM, passando per Desiigner, Lil Yachty, Trippie Redd, Lil Xan, GoldLing, fino a Santigold, cantante e produttrice statunitense attiva da un decennio tra elettronica e indie.

La nuova musica si accompagna ad un anno eccezionale per Diplo: l documentario di Major Lazer Give Me Future è stato presentato per la prima volta tramite Apple Music dopo aver debuttato con entusiasmanti recensioni al Sundance Festival di quest’anno. La band ha anche pubblicato un album di ‘accompagnamento’ al film dal titolo Major Lazer Presents: Give Me Future-Music From e Inspired by the Film e l’EP, Know No Better.

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Questa la tracklist:
Worry No More (feat. Lil Yachty & Santigold)
Suicidal (feat. Desiigner)
Look Back (feat. DRAM)
Wish (feat. Trippie Redd)
Color Blind (feat. Lil Xan)
Get It Right (Remix) (feat. MØ & GoldLink)

L’elettro-soul di Nakhane tra emancipazione e guerre spirituali

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“Una notte, sognai una voce  che mi diede una data, quella della mia morte. Non ho intenzione di rivelarla, ma all’improvviso, avendo sempre vissuto nella paura della punizione divina, ero certo che non sarei morto il giorno dopo, o anche dieci anni dopo. È stato incredibilmente liberatorio. Ho deciso di recuperare il tempo perduto, di vivere finalmente la mia vita.”
E’ partito così il lavoro del secondo secondo album di Nakhane, You Will Not Die, in uscita il prossimo 16 marzo.

Nonostante la sua giovane età, Nakhane ha alle spalle storia fatta di accettazione e autoaccettazione, lotta per l’emancipazione e lotte spirituali. Nato ad Alice da una famiglia  Xhosa (il secondo gruppo etnico per grandezza in Sud Africa, dopo lo Zulu) e cresciuto a Port Elizabeth, ha rinunciato alla fede cristiana per accettare se stesso e il giudizio degli altri: “Quando ero cristiano e pregavo Dio tutti i giorni, provavo solo odio per me stesso. Ogni giorno della mia vita, facevo tutto il possibile per essere come gli altri, per essere eterosessuale. Ero persino convinto che sarei stato in grado di “guarire” la mia omosessualità. Vivevo nella costante paura; controllavo me stesso in ogni momento.”
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Questo bisogno di autoaffermazione si è quindi riversato nel suo secondi disco, in cui Nakhane ha ricercato suoni più audaci, passando dalla chitarra acustica al pianoforte e scrivendo utilizzando computer e sintetizzatori senza perdersi però nelle infinite possibilità offerte dall’elettronica: “Sapevo di volere dei suoni elettronici. A Johannesburg, senti molti artisti suonare in acustico solo per sembrare più “autentici”, ma non funziona. I suoni dei gay club techno sono molto più veri per me.”
Ciò che ne è venuto fuori è un disco elettro-soul sperimentale e sensuale, in cui non mancano le influenze africane: c’è la bellezza quasi liturgica di Violent Measures, con le sue armonie fraterne e i vocals cristallini; c’è l’insistenza elettrizzante in levare di Clairvoyant; il languore sensuale e spirituale di Presbyteria, dove Nakhane descrive la prima chiesa in cui si è recato, ad Alice; o l’atmosfera magica e oppressiva di The Dead con le sue chitarre blues e le sue misteriose armonie, dove Nakhane menziona i suoi antenati Xhosa. In Star Red Nakhane rende anche omaggio a sua nonna (“una ribelle alla sua religione, fu una delle prime persone a dirmi di vivere la mia vita come mi pareva opportuno”).

Sembra quindi naturale che un artista così nomini influenze eclettiche che dai musical americani, spaziano a Marvin Gaye, Nina Simone, Ahnoni, David Bowie, ma anche Busi Mhlongo, Simphiwe Dana, Mbongwana Star, TkZee.

#MUSICANUOVA: Birø, Lupi (Deux Alpes remix)

Processed with VSCO with hb2 presetGià presente nella versione orinale all’interno dell’EP Incipit, Lupi (Deux Alpes Remix) è il remix ufficiale del brano di BIRØ realizzato dai Deux Alpes, duo di musica elettronica di base a Milano.
Il loro sound, fatto di suoni eleganti, ritmiche serrate e atmosfere cupe, attinge a piene mani dall’elettronica internazionale, mentre il nome è un omaggio alla storica tappa di Grenoble del Tour de France 1998 vinta da Marco Pantani.

Lupi arra di un bad trip vissuto da un ragazzo nella cui testa varie figure si allungano e si distorcono fino a diventare ombre grottesche. L’atmosfera creata nel remix del duo Deux Alpes intrappola definitivamente il ragazzo negli abissi della sua mente, luogo tenebroso e oscuro, da cui sembra non poter scappare.

Steve Rothery live a Milano il 13 marzo

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Steve Rothery – leggendario chitarrista e fondatore dei Marillon – arriva in Italia per raccontare la storia del gruppo che, sin dal suo debutto, ha dato un nuovo significato al rock progressivo.
Accompagnato dalla sua straordinaria band, Rothery sarà a Milano il 13 marzo al Teatro Dal Verme per un’unica data italiana del tour mondiale.
In scaletta anche brani tratti da Misplaced Childhood, album capolavoro del 1985, e classici senza tempo come Script For A Jester’s Tear, Fugazi, Clutching At Straws.

La band che supporterà il chitarrista britannico sul palco è ormai consolidata: Steve Rothery, chitarra; Dave Foster, chitarra (Mr. So & So); Yatim Halimi, basso (Panic Room); Leon Parr, batteria (Mr. So & So)Riccardo Romano, tastiere (RanestRane)Martin Jakubski, voce (Stillmarillion).
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Il concerto di Milano sarà diviso in due parti, vista anche la notevole durata, e permetterà all’ascoltatore di entrare profondamente nelle emozioni espresse dalla musica. Uno spettacolo con un light show studiato ad arte con l’unico obiettivo di creare un vero e proprio universo Marillion.

Martedì 13 marzo, Milano ore 21:00
Teatro Dal Verme (via San Giovanni sul Muro, 2)

Prezzi (diritti di prevendita già inclusi):
Platea fan: 46 €
Platea: 35 €
Balconata: 28,75 €

Biglietti in prevendita su Ticketone e nei punti vendita del relativo circuito.

#MUSICANUOVA: Coma_Cose, Post Concerto

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Cinque mesi dopo l’uscita di Inverno Ticinese, il duo Coma_Cose si ripresenta con un nuovo singolo, Post Concerto.
Il post concerto dei Fausto Lama e California è tornare da una serata di notte cantando una canzone in macchina, è qualcosa che ti rimane dentro e che non ti togli dalla testa, è finire a casa di qualcuno alle cinque di mattina, ma, è anche molto altro.

Il testo è il pilastro di tutto, dove le immagini di vita quotidiana mischiate a un’ironia pungente sono alla base della penna dei Coma_Cose e i luoghi comuni vengono dissacrati.
Dietro l’energia ritmica di Post Concerto affiorano anche trame più scure, l’arte di giocare con le parole e con i paradossi dei significati rimane una peculiarità della band.

Un brano che svela i suoi infiniti riferimenti e i giochi di parola ascolto dopo ascolto.

Se la pioggia fosse transitiva, io ti temporalo.

BITS-RECE: Superorganism Superorganism. Delirante caleido-pop

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
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Concentrare in una manciata di pezzi un delirio sonoro come poche altre volte se ne sono ascoltati: sembra essere stato questo il comandamento seguito dal collettivo Superorganism per dare forma all’esordio discografico. Una missione ampiamente compiuta, a giudicare dal risultato.
Il progetto del mega-gruppo è nato nel 2017 e vede coinvolti otto musicisti / amici / coinquilini con base a Londra in una sorta di studio-quartier generale, ma provenienti da Inghilterra, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Una sana incarnazione di multicultura.
Otto menti affamate di tutto ciò che ruota attorno all’universo pop, ma soprattutto pronte a scoppiare in un tripudio di suoni.
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Difficile capire da dove prendano ispirazione questi ragazzi, tanto il loro genere è personale, eterogeneo e inclassificabile: si parte da una spiccata attitudine pop, ma il punto di arrivo straborda ora nell’elettronica, ora nell’indie, ora chissà dove, e quando lo fa abbatte i confini senza chiedere troppo permesso.
Nelle 10 tracce di questo primo, omonimo album, ci sono distorsioni, campionamenti di rumori e suonerie di cellulari, armonie vocali, sintetizzatori impazziti, tanto che per rendere un’idea esaustiva di cosa sono i Superorganism si potrebbe parlare tranquillamente di “caleido-pop“.  

Se cercate un disco che vi shackeri allegramente la testa, questo è ciò che farebbe al caso vostro.

#MUSICANUOVA: Marlon, I’m Still Breathing

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“I’m still breathing
è il brano più profondo che abbia scritto fino ad ora. E’ un grido d’aiuto, un piccolo pezzo del mio cuore. Quando ho scritto questo brano mi sentivo come se fossi sepolto vivo, per questo ho scelto come titolo I’m still breathing, perché nonostante quella sensazione di oppressione sono vivo e sto ancora respirando”.

I’m still breathing è il nuovo singolo di Marlon, band capitanata da Marlon Bergamini, giovane cantautore milanese.
Il brano, una ballad ispirata al folk americano, è il secondo di una serie di dodici singoli che usciranno nel 2018.

Il progetto Marlon nasce dall’incontro fra Marlon Bergamini e il produttore Larsen Premoli nella primavera 2017. La band è formata dal chitarrista Emanuele Nanti, il batterista Jody Brioschi e il bassista Andrea DominoniIl sound di stampo folk-blues statunitense è rivisto in una nuova chiave con soluzioni stilistiche che vanno dal southern-rock al vintage-blues, con intromissioni del pop-rock britannico, l’utilizzo di strumenti vintage e arrangiamenti vocali a quattro voci. 

#MUSICANUOVA: Giorgio Adamo, La bomba

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Protagonista di numerosi spettacoli teatrali e musical (era lui il protagonista del discusso Divo Nerone realizzato a Roma lo scorso anno) e già leader degli Stamina, Giorgio Adamo torna alla musica con La bomba.

Il brano è nato in una tormentata notte del 2014, quando balzò alla cronaca la notizia che fosse “riscoppiata“ la guerra infinita in Palestina: Adamo ha cominciato ad arrangiarlo dopo i fatti del Bataclan, episodio che lo toccò da vicino perché pochi giorni dopo egli si sarebbe ritrovato a Parigi per lavoro, proprio in un teatro stracolmo.
La bomba parla di come si è estranei a tutto ciò che appare così lontano finché non ci si sente sfiorati dalle cose. Quando l’erba del vicino è più verde ci affacciamo per invidiarla, quando l’erba del vicino è bruciata non ci sporgiamo mai per dargli un po’ d’acqua.

BITS-RECE: Siberia, Si vuole scappare. Tra amore e dolore

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
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Quando mi trovo davanti la schermata bianca del computer e inizio la recensione di un album, cerco sempre di mediare tra il più spudorato giudizio personale e una descrizione più distaccata e “professionale”. Poi però ci sono casi in cui tenere separati i due elementi è impossibile, ed è per questo che come sottotitolo delle mie recensioni ho scelto “radiografia emozionale”, dove quel'”emozionale” sta proprio a sottolineare che in ogni commento che scrivo c’è sempre – più o meno evidente – una componente soggettiva, emozionale appunto, che poi è quella che mi fa amare visceralmente la musica, portandomi anche a scriverne.

Tutta questa premessa per dire che quando ho ascoltato Si vuole scappare, secondo lavoro dei livornesi Siberia, mi sono sentito percorrere sulla schiena un brivido di emozione che non posso ignorare. Perché dentro a questo album ci ho sentito scalpitare il lato più crudo e realistico della vita.
Il pop dei Siberia è tanto oscuro quanto viscerale, solenne, a volte liturgico e spietato, in un burrascoso equilibrio tra cantautorato e vigore indie-rock. Non a caso la band nomina tra i suoi riferimenti Tenco, i Baustelle e gli Editors: tutti riferimenti (gli ultimi due in particolare) che non si fatica a riconoscere scorrendo la tracce del disco.
Se dalla band inglese arriva la potenza sonora, con le sue seduttive atmosfere tendenti agli onirismi dark e gli impeti di new wave, dai Baustelle arriva lo slancio poetico spietato, violento eppure così tremendamente affascinante.
SIBERIA - Foto ufficiale 01
Protagonista del disco è la vita dell’essere umano, spogliato di ogni velo da favola, l’uomo con l’anima nuda e la pelle esposta alle sferzate del destino. Una vita cantata nella sua miseria, nella sua tragedia quotidiana, ma anche in quell’accecante bisogno d’amore a cui nessuno sa resistere. Amore e dolore, spleen ed ebbrezza.

Un disco vertiginoso e ardente in cui perdersi.